Viene definita “revenge porn” la diffusione di contenuti multimediali sessualmente espliciti senza il consenso della persona ritratta.
La traduzione in italiano è “porno vendetta”: una persona, per vendicarsi della persona amata diffonde materiale pornografico al fine di violentarla psicologicamente.
La Polizia Postale ha constatato un aumento dei casi di revenge porn pari al 78% nel 2021 rispetto al 2020. Nel 2022, così come anche l’inizio del 2023, non ha portato dei miglioramenti in questo ambito.
Quali sono i rischi in cui si può incombere col revenge porn?
Il revenge porn è un reato e la legge italiana ha ufficializzato recentemente le pene (legge 69/2019) che prevedono:
- reclusione da 1 a 6 anni
- multa da 5000 a 15000 euro
- aumento della pena se persona legata affettivamente (coniuge anche separato o divorziato, partner, ex partner, etc.)
- la pena è estesa anche a chi dovesse ricevere queste immagini e video e le diffondesse a terzi
L’inclusione del reato di revenge porn nel Codice Penale Italiano ha introdotto finalmente questa categoria, che altrimenti era gestita sotto altri reati. I problemi, però, non sono da considerare come totalmente risolti tenendo conto dei numeri di cui abbiamo parlato in precedenza.
Non è colpevole solo il primo diffusore, naturalmente. C’è una pena per la prima persona che diffonde il contenuto, ma ce n’è un’altra per chi “avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento”.
Non è una scusa quindi “averlo ricevuto da un amico”, a meno che la catena di diffusione venga interrotta. Se invece la condivisione continua, si prefigura allo stesso modo un reato.
La diffusione quindi è sempre reato, anche se il diffusore non conosce la vittima o non ha alcuni rapporti di parentela.
Il revenge porn è un tema delicato che incide sul diritto fondamentale alla riservatezza, sulla sfera privata, sull’onore e la reputazione. Sono video che vanno a ledere una libertà inalienabile, quella di poter vivere serenamente e privatamente la propria sessualità.
Il Garante della Privacy ha deciso, quindi, di introdurre un nuovo art. 144 bis del Codice Privacy. La norma stabilisce che “chiunque, compresi i minori ultraquattordicenni, abbia fondato motivo di ritenere che immagini o video a contenuto sessualmente esplicito che lo riguardano, destinati a rimanere privati, possano essere oggetto di invio, consegna, cessione, pubblicazione o diffusione senza il suo consenso in violazione dell’articolo 612-ter del Codice penale, può rivolgersi, mediante segnalazione o reclamo, al Garante”.
Non è tutto. Il Garante della Privacy ha comunicato di aver inserito nella sua normativa di trattamento dei dati personali ben 5 provvedimenti volti contrastare il fenomeno del revenge porn. Chiunque pensi che la sua riservatezza sia compromessa o che possa esistere un reale rischio di ritenere che registrazioni audio, video, foto a contenuto sessualmente esplicito possano essere pubblicati, deve segnalarlo al Garante.
Casi famosi di revenge porn
Quando il revenge porn raggiunge i mass media, le conseguenze emotive per la vittima possono diventare insopportabili. Per Tiziana Cantone , data in pasto ai social media, ha rappresentato un motivo per suicidarsi. La sua morte è stata un fulmine a ciel sereno e ha portato alla luce un mondo sommerso composto da basse tutele.
Il revenge porn dilaga soprattutto fra giovani e giovanissimi. Nel 2017 una sessantina di ragazze del Liceo di Modena e Reggio Emilia scoprirono che alcuni selfie privati erano finiti sul web. Secondo le vittime, fu uno dei fidanzati delle vittime a commettere l’illecito.
Anche la nota showgirl Belen Rodriguez è stata vittima di revenge porn: l’ex fidanzato l’aveva ricattata chiedendole 500mila euro e minacciando di diffondere in rete un filmato hard che la vedeva protagonista – cosa che poi accadde.
Nel 2017, anche Diletta Leotta finì nell’occhio del ciclone per foto e video di carattere sessuale finiti sul web. Qualcuno le aveva hackerato il profilo e aveva sottratto foto e video dal suo cloud privato. La conduttrice di Dazn fece una denuncia alla polizia postale contro ignoti.